Vota il mio blog

sito

domenica 3 novembre 2013

I Santi a modo mio

 
 
Persone di cui m’è giunta felice notizia perlopiù sono i Santi che oggi s’affollano nella mia mente già oberata, liberandola un po’ dalle nubi di polvere con una ventata d’aria fresca di tonache, aureole e sorrisi. Il paradiso è un posto affollato dove il party non finisce mai!
Ma con calma, e sicuramente con qualche imprecisione, vi presento i Santi che un poco ho conosciuto: per prima la più piccola, la ragazza avventurosa cui ho affidato mia figlia Aurora, Santa Teresina del Bambin Gesù, il terremoto di Lisieux. A quindici anni trovò il modo addirittura di farsi ricevere dal Papa al fine di rompergli le scatole perché le permettesse di entrare in convento prima dei diciotto anni canonici. Una forza della natura costei! E lì dentro non si è fermata, ha amato la missione e tanto ha seguito, anzi perseguitato con le sue preghiere i missionari, che è divenuta la loro protettrice, lei che non si è mai mossa dal suo convento. Quanto ha potuto studiare con una storia come la sua? eppure, lì nella sua stanza dove con lietezza e ardore pregava senza sosta, ha scritto cose talmente grandi che l’hanno fatta Dottore della Chiesa. Sense of humor, sorriso e intelligenza così acuta e realistica... insomma per mia figlia ho voluto il meglio.
San Riccardo Pampuri è colui al quale affidai mio figlio quando, a pochi giorni dalla nascita, si scoprì avere un batterio che avrebbe potuto avere conseguenze gravi di tipo neurologico, e invece no! (Daniele RICCARDO Maria si chiama infatti mio figlio). Riccardo era un medico, preciso, appassionato del benessere dei pazienti, sarebbe stato un medico condotto, era questo che voleva, quando il signore lo afferrò. Divenne prete e, date le sue competenze, lo affiancarono come inserviente di un frate che faceva il dentista, se non mi sbaglio. Una mansione mortificante per un medico, ma lui accettò tutto. Una sua frase la tengo attaccata alla cappa della cucina “Pensare sempre e solo al Signore, lasciando che Egli pensi a noi”. Quando cucino e il mio pensiero corre agli affanni e ai casini, quella frase mi fa respirare. San Riccardo aveva capito che i deliri di onnipotenza e le manie di controllo, tipici di manager e casalinghe, sono una solenne bufala e che il sentiero faticoso che porta verso l’alto ti offre un panorama di consapevolezza che il tentativo di sistemare ogni sasso al suo esatto posto non ti darà mai. Virile, paziente, dolce come auguro di essere a ciascun uomo.
Santa Rita. Le ha passate tutte: tutte le fatiche, quella del marito stronzo, quella dei figli difficili, quella delle consorelle pesantucce (forse, che questo non lo so, ma ci sono sempre consorelle pesantucce, secondo me), quella dei parenti in lite... E ditemi voi se questi non sono i sempiterni problemi di noi donne. E lei aveva le palle. E un amore, bruciante, appassionato, sottile e denso come il sangue che scorre finché Dio vuole. Questa passione divorante per un Altro, non era un tradimento, ma l’ottimo motivo per starci, a tutto, qualsiasi fossero le condizioni date, fino alla fine, fino alle rughe e alla stanchezza. Respirare, camminare, alzarsi la mattina per quell’innamoramento senza requie: la sua vita, finché qualcuno non ha deciso che era arrivato il momento di invitarla alla festa, al party esaltante dove le cose le vedi per quello che sono, quelle passate e quelle future, mentre nel presente sei più viva e attiva di prima, con tutta la gente che ha bisogno: altro che buen retiro.
Sant’Antonio. E voi direte, vabbè, è il tuo santo. Sì ma il punto è che lui è una spina nel fianco per me. M’è capitato un santo in fondo così diverso da come sono io! Sapete perché mi chiamo come mi chiamo? Perché papà mio, diciottenne in partenza per la Seconda Guerra mondiale, gli fece voto che se fosse tornato vivo da quell’avventura un figlio o una figlia l’avrebbe chiamato Antonello o Antonella (E non Antonia, che lui era di gusti fighi). E così davanti alla sua statua, nella mia parrocchia d’origine, guardavo il suo volto bello di ragazzo, gli affidavo mio padre – visto che già aveva funzionato in passato – e mi sentivo una schifezza. Sì, perché Sant’Antonio era (è) un puro, un’anima candida, uno di quelli che oggi i bulli e i furbastri li fanno a pezzettini. Ma lui sereno era in una botte di ferro, perché sì, le persone così Gesù le adora: quelle semplici (non stupide, ma magari anche, che: che fa??), ma talmente buone e dolci, come un capretto da latte, che sono capaci di affidarsi a Dio come nessuno. E io invece, io non sono così. Mai troppo candida e proprio mai semplice, ho desiderato quella purezza sempre, amandola e guardandola di sottecchi come un frutto proibito. Che forse, però, basta desiderarla, via, che il Signore lo sa. Però, capite che sballo? Sei talmente dolce e semplice che Gesù Bambino ti tira la tonaca e vuole essere preso in braccio, daiiii! Che invidia.
Una breve menzione per San Camillo de Lellis. Gran figo secondo me, perché era un mercenario prima che Dio lo tirasse per i capelli. Un mercenario!! Ammazzava la gente di mestiere. Della serie: Gesù è uno fuori dagli schemi, soprattutto lo esasperano quelli moralistici di chi dice: “Oh, ma vedi? se la fa con quella gente lì!!!” Là dove il male aveva scavato solchi, Gesù è sempre andato a distribuire la sua linfa. I santi sono innamorati, infuocati, a volte irruenti, ma mai, MAI tiepidi, che se l’ospite del party ha sulle scatole qualcuno, quelli sono i tiepidi, quelli che non si scaldano per nessun motivo, i mosci! Invece fra gli irruenti qualche cazzata scappa, e i Santi non sono quelli che non ne hanno fatte di cazzate, ma quelli che, piangendo, sapevano da chi correre dopo.
L’ultimo non è esattamente un santo, ma un Principe. La sua festa non è oggi, tecnicamente, ma sta lì lo stesso al party, come John Wayne nel saloon dei film western, con calma pacata a tutto osservare e un sorriso ben nascosto. San Michele è un vero uomo. Sebbene non lo sia, perché è un angelo, anzi un Arcangelo, uno dei capi. Uno armato, che interviene perché odia quello stronzo che inquina ogni nostro buon pensiero, ogni nobile intenzione, che ci insinua il dubbio sull’amore che la gente ci porta, che ci fa vedere la menzogna anche dove non c’è e che ci ispira a concepirla, provando gusto a trasformarci in una parodia triste e delusa di noi stessi. C’è bisogno di eroi e San Michele Arcangelo guarda in faccia Dio e corre se lo chiami. Un protettore, un guerriero e uno di quelli che combatte per il fine migliore. Mi piace: dichiarazione d’amore per San Michele Arcangelo. Che poi ci ha frequentato spesso, lasciando luoghi che profumano di una dimensione altra, di aria pura e rarefatta, infiammata di visione. Le porte del cielo.
Di santi ce ne sono un sacco, ma tanti, grazie a Dio! Santi nascosti anche, santi per un sospiro, per un nome pronunciato con l’ultimo fiato, santi che si sono fatti tutta la trafila per purificarsi di tutto il non-amore vissuto. Alla fine i puri e i purificati stanno tutti insieme e sanno le cose come noi possiamo solo supporle o sperarle. Santi stranoti e santi che solo Dio ha conosciuto per tali, la Maddalena e Gianna Beretta Molla, san Filippo Neri e san Pietro, san Luigi di Francia, il ladrone crocifisso con Gesù e santa Teresa d’Avila. Un party immenso, corale, democratico, allegro e smodato.
Insomma, io ci voglio andare. Dici: prima devi invecchiare e morire … E ok, a me proprio non piace vincere facile, e poi vuoi mettere lo sballo nel frattempo?!
Antonella Albano