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sabato 6 agosto 2011

Dio: Luce della Fede

Quando non c'è luce non solo si è impossibilitati a vedere le cose, ma vi si inciampa e si cade. In una situazione come questa il Signore non occupa il primo posto, e forse nemmeno il secondo. Nella vita di un'anima scivolata nella tiepidezza Dio è nient'altro che una cosa in più: non illumina la sua esistenza quotidiana. I nostri occhi ci portano a guardare unicamente con visione umana ciò che ci circonda: Dio pare essere lontano dagli affari della vita ordinaria, dalle circostanze della nostra vita e quelle del nostro tempo. Gli occhi dell'anima si annebbiano; la ragione si crede autosufficiente per comprendere tutto prescindendo da dio. Allora non si chiede l'aiuto necessario, dimenticando l'insegnamento dello stesso Gesù. E se si fa assegnamento solo sulle propie forze, quando queste vengono a mancare, si cadrà spesso nello sconforto. Abbiamo un Dio-Padre che ha a cuore le nostre preoccupazioni e provvede alle nostre necessità. Vivendo alla giornata fanno in modo di trascorrerla il meglio, o il meno peggio, possibile; lavorando, se è necessario farlo, per vivere, altrimenti non fanno nulla. La storia personale di ogni uomo è piena di segni divini, ma per vederie in essi il Signore è indispensabile una buona disposizione, quella della fede viva che la persona tiepida sta a poco a poco perdendo. Il tiepido diventa sempre più cieco verso il soprannaturale; mentre chi ha una vita interiore salda trova Dio anche nei momenti più duri o quando gli avvenimenti sembrano nasconderlo. Questa visione soprannaturale ci consente di vedere negli altri dei figli di Dio e di trattarli, pertanto, con il rispetto che meritano. Quando siamo uniti a Dio, non ci può capitare nulla di irreparabile. Con gli occhi di fede, con visione soprannaturale, la nostra storia è la storia dell'incessante misericordia di Dio. Sappiamo che Dio è prodigato, e continua a prodigarsi, in doni che non meritiamo: la vita, la Redensione, la sacra Eucarestia, le continue e misteriose aspirazioni dello Spirito Santo. Tutto è dono gratuito di Dio, tutto. Guardando attentamente la nostra vita, ci resta da fare una cosa sola: ringraziare notte e giorno il Signore. "In ogni cosa rendete grazie", diceva San Paolo ai primi cristiani di Tessalonica, "questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi". Trovarsi alla presenza di Dio comporta sottomissione della fantasia, che santa Teresa era solita chiamare "la pazza di casa", se non si controlla mediante la mortificazione, non si potrà avere vita interiore. "Se non la domini, non potrai mai godere di quella calma serena che è così necessaria per servire Dio. E' necessario cercare il raccoglimento, mortificare i sensi, vivere al di dentro, senza sterili evasioni. Abbi vita interiore e vedrai, con colore e rilievo insospettati, le meraviglie di un mondo migliore, di un mondo nuovo: e vivrai l'intimità con Dio, conoscerai la tua miseria, e ti glorificherai, con una glorificazione che, nell'avvicinarti a tuo Padre, ti renderà fratello dei tuoi fratelli., gli uomini. Il raccoglimento di cui abbiamo bisogno è pienamente compatibile con l'attività esteriore, col lavoro e la vita di relazioni. Per di più la nostra vita, se non è orientata soltanto alle cose passeggere, se non si lascia dominare dalla frivolezza, ha sempre una dimensione profonda e intima, un certo raccoglimento che raggiunge il suo pieno senso in Dio. Il raccoglimento è un lavoro positivo: è evitare che i sensi e le facoltà si disperdano, indirizzandoli verso un solo centro di attenzione. Al contrario non sarà praticabile nè la preghiera nè la presenza di Dio. E senza presenza di Dio non ci è possibile avere visione soprannaturale sui fatti piccoli o grandi che compongono l'intreccio della nostra vita.
Tratto dai ritiri spirituali